Il neopresidente D’Agostino: «Traffici a quota +4%. Il nostro boom ferroviario non ha eguali in Europa.
Dopo Campo Marzio pensiamo a Servola e Aquilinia»

«Trieste è il primo porto d’Italia. Siamo a un passo dalle 60 milioni di tonnellate. Quasi 10 milioni ci separano da Genova». Zeno D’Agostino parla per la prima volta da presidente del Porto di Trieste. In verità da presidente della ”Autorità di sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale” con sede a Trieste.
La nomina ufficiale è arrivata il 9 novembre dopo un anno e mezzo da commissario. Il 17 febbraio 2015, prendendo il posto di Marina Monassi, aveva avuto la prima nomina semestrale a commissario straordinario, poi rinnovata il 20 agosto 2015, il 25 febbraio 2016 e il 29 agosto 2016. Ora, con una prospettiva davanti di 4 anni, può finalmente pensare in grande.
Il miracolo della triplicazione dei treni è suo.
Finalmente possiamo chiamarla presidente…
Adesso sono presidente.
Cosa cambia?
La durata. Non sono più i soliti 6 mesi da commissario che andavano confermati. Ora sono 4 anni. Inoltre parte formalmente la nuova Authority. “Autorità di sistema portuale del mare Adriatico Orientale”.
Non si poteva trovare un nome più corto?
In effetti. Sarà necessario fare qualcosa per rimediare a questo obbrobrio partorito a Roma.
Tra l’altro non c’è il nome di Trieste?
Il nome di Trieste deve apparire. Il mercato riconosce un nome che si chiama Trieste.
«In un Paese serio – sostiene l’ex presidente Claudio Boniciolli – si sarebbe fatta un’autorità portuale sola tra Venezia e Trieste: la distanza fra i due porti è quella che si trova nei fiumi che portano a Rotterdam e Amburgo».
Il governo ha scelto di non insistere troppo sulle integrazioni. Ma piuttosto di trasferire – e questo è l’elemento più importante della riforma – di trasferire le scelte strategiche infrastrutturali a Roma. Non è possibile che oggi ogni porto stia pianificando un terminal container.
Un’Autorità sola tra Trieste e Venezia non sarebbe una buona soluzione.
L’unione con Venezia sarebbe stata una rivoluzione. Amburgo e Rotterdam sono partiti 600 anni fa. Meglio andare per gradi, piuttosto che creare delle fusioni a freddo. Meglio iniziare con piccole integrazioni: Venezia con Chioggia e Trieste con Monfalcone e con Porto Nogaro.
Come avverranno le integrazioni con Monfalcone e Porto Nogaro?
Tra Trieste e Monfalcone c’è già una connessione forte tra terminalisti. Non sarà semplice. Monfalcone ha un’anomalia: possiede una doppia o tripla gestione interna delle aree.
Non ci sono solo le aree demaniali, ma anche quelle dell’Azienda speciale e del Consorzio industriale. E c’è pure di mezzo la Camera di commercio.
Quindi prima Monfalcone e poi Porto Nogaro. Nel giro di un anno.
«Nel 2018 la piattaforma logistica sarà operativa e arriveranno le prime navi». Davvero?
Siamo nel 2016 e abbiamo iniziato a gennaio con i lavori. Entro la fine del 2018 ci saranno sicuramente le attività della piattaforma logistica.
Prima del porto offshore di Venezia?
Non parla di fantascienza.
Il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, chiede al governo un “patto per Venezia”: «Bisogna fare un nuovo porto offshore in grado di accogliere navi oceaniche. I cinesi sono pronti a investire 600 milioni di euro…»
Sono contento per lui. Per un porto del genere penso che lo Stato prima di mettere un euro voglia vedere concretamente se c’è un interesse privato. Noi non andiamo a chiedere soldi a Roma. A Trieste ci siamo dati un obiettivo: le opere a mare devono essere costruite con soldi privati. Lo stiamo facendo con il Molo VII, VI e V e con la piattaforma logistica.
Si arriverà alle 60 milioni di tonnellate promesse entro l’anno(5%in più)?
Noi oggi siamo a un 4% di traffico in più rispetto l’anno scorso. Nel 2015 abbiamo fatto 57,1 milioni. Con un 4% in più siamo quasi a 60 milioni. Genova, invece, ha un piccolo calo. Quindi loro ritornano verso i 50 milioni e noi invece siamo verso i 60 milioni. Direi che c’è una bella forbice tra primo e secondo.
Trieste primo porto in Italia?
Un primato che si consolida. Trieste, tra l’altro, è il quattordicesimo porto in Europa e il quarto porto in Mediterraneo. I triestini possono essere orgogliosi..
A dare una mano c’è però sempre il terminal petrolifero della Siot….
Vorrei un po’ sfatare ’sta cosa. Se “pecunia non olet”, neppure il petrolio… Gli altri porti, a partire da quelli del Nord Europa, quando devono fare le classifiche non si fanno problemi a dire che fanno milioni di tonnellate di petrolio.
Sono tornati i treni a Campo Marzio. E sono pronti 70 milioni tra Regione e Rfi per la nuova stazione…
La stazione di Campo Marzio è piena di treni. A breve ci sarà la firma del protocollo per l’avvio della progettazione definitiva.
Indispensabile per il trend di crescita del traffico ferroviario che è incredibile…
In che senso?
In Europa non esiste un caso analogo. Nessuno esprime il nostro trend di crescita. Nè un porto, nè una piattaforma merci.
Un vero boom.
Che numeri abbiamo?
Oggi abbiamo circa 7 mila treni. Quest’estate siamo riusciti a portare la capacita a 11 mila. Con l’avvio della nuova Campo Marzio saremmo a più di 20 mila treni di capacità. In pratica saremo in grado di movimentare il triplo dei treni di oggi. E non è finita.
Ancora binari?
Si sta sviluppando tutta la parte ferroviaria che fa riferimento alla Ferriera di Servola.
La Ferriera fa bene al porto. Bisogna ringraziare Arvedi e Siderurgica Triestina.
La Ferriera sta diventando una vera piattaforma logistica di materiale siderurgico. Ormai facciamo circa 8 treni al giorno legati all’attività della Ferriera: 4 in andata e 4 in ritorno su Cremona. Ed è una situazione in crescita.
E quindi?
Con Rfi è previsto un investimento anche sulla stazione di Servola. Lì ci sarà anche la nuova piattaforma logistica che vedrà nel ferroviario uno degli elementi
di sviluppo. Si prevede per il 2018 un raddoppio del traffico. Per questo stiamo pensando di rimettere in funzione anche la stazione di Aquilinia.
Stiamo rimettendo in funzione tutta la parte ferroviaria del Porto.
L’organizzazione del lavoro è stata completamente modificata. E’ stata varata l’Agenzia per il lavoro portuale che ha stabilizzato 111 persone. Un modello…
Abbiamo congelato e bloccato una serie di privatizzazioni. Lo abbiamo fatto perché riteniamo che si possa gestire i servizi direttamente in maniera efficiente.
Anche se si è un soggetto pubblico. Siamo controcorrente, ma i risultati ci stanno dando ragione. Noi pensiamo che il pubblico possa essere più efficiente del privato nel gestire alcune attività come la manovra unica ferroviaria.
Non è che si tornerà alle vecchie compagnie portuali?
Il tema della compagnia portuale non è una questione di revanscismo comunista. È una questione che sta tornando di modo legata al gigantismo navale.
Un problema che si stanno già ponendo porti come Amburgo e Rotterdam. Oggi capita spesso che invece di avere quattro navi da 5 mila teu ne arriva una da 20 mila teu in un giorno solo della settimana. Oggi per gestire questi picchi serve un soggetto forte. Bisogna attrezzarsi. Per questo il tema del lavoro e delle compagnie è tornato centrale.

Fonte: Il Piccolo (Trieste)

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