Ora tempi e prezzi iniziano a divenire davvero concorrenziali con i grandi scali del nord Europa.
TRIESTE – «Di infrastrutture ne abbiamo, dobbiamo saperle usare». Zeno D’Agostino presidente dell’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico Orientale (Trieste) lo diceva quando era ancora commissario. E nel suo biennio di mandato lo ha dimostrato, aumentando i traffici via ferro dal porto verso l’Europa orientale e continentale del 30%. Ha usato l’infrastruttura a disposizione, le linee che connettono direttamente il porto di Trieste grazie ai collegamenti Ten-t, ovvero il Corridoio Baltico-Adriatico e il Corridoio Mediterraneo. Che ne fanno un crocevia di collegamento tra nord sud e est ovest. «Abbiamo ottimizzato, mettendo a reddito quello che già c’era. Credo che questo si debba fare. Gli investimenti nel porto vanno fatti dai privati e infatti a sostenere il nuovo investimento tutto privato da 188 milioni di euro al Molo VII al 50% c’è anche Msc».
La logica di D’Agostino è semplice bisogna investire per rendere la piattaforma logistica portuale più efficiente, rapida e meno costosa. Nel caso di Trieste l’operazione è stata anche questa, con la sola razionalizzazione dei movimenti all’interno della stazione del porto si sono visti subito schizzare i rendimenti. Nello specifico è stata eliminata la doppia manovra ferroviaria, cioè quella che trasportava i treni dalla stazione di Campo Marzio all’entrata del porto. «Solo con questa operazione abbiamo ridotto del 30% i costi e del 50% i tempi di lavorazione delle merci», spiega D’Agostino. E così i treni sono passati in un anno e mezzo da 4.800 a 7400. Da inizio anno la crescita dei convogli movimentati è aumentata del 27%.
C’è questo equivoco per cui si ritiene che la linea ferroviaria che collega Trieste a Nord e lungo la direttrice ovest est sia da rafforzare. In realtà quello che avviene con il trasporto passeggeri non succede con le merci, che possono viaggiare anche a velocità inferiori. Porto di Trieste da qui al 2030 avrà opportunità di crescita importanti, con tassi che superano Rotterdam. Certo l’area Nord Adriatica non può insidiare il primato dei grandi porti dell’Europa settentrionale, per ora, ma in futuro la convenienza e il risparmio di costo delle merci che viaggiano dal canale di Suez verso l’Europa renderanno Trieste uno snodo fondamentale per servire i mercati del continente. Lo dice uno studio internazionale fatto da Mds Transmodal e presentato a Rotterdam durante Intermodal Europe 2016. Come si evidenzia nella presentazione l’aumento del trasporto via ferrovia rende i gateway del Mediterraneo più convenienti. In particolare a Trieste si legge nello studio il costo per teu dal capoluogo giuliano all’Europa Continentale e Orientale sarà nel complesso di 890 euro contro i 1.270 euro di Rotterdam. La potenzialità ferroviaria di Trieste al 2030 sarà di 2 milioni di teu, oggi il porto movimenta 1,1 milioni di teu (tra container e semirimorchi), Rotterdam oggi ne fa 12 milioni, ma i tassi di sviluppo del Nord Mediterraneo appaiono destinati a crescere. Nel 2015 sono arrivate al Porto di Trieste 57 milioni di tonnellate, con una crescita del +18,49% negli ultimi 5 anni, che ne fanno uno dei primi 20 porti europei: è al 14esimo posto ed è l’unico italiano con Genova (17ma) nei top del continente. I semirimorchi, che utilizzano soprattutto il trasporto via ferro sono aumentati del 34,5%, +26,4% è stato il dato di crescita dei container, per una crescita media complessiva delle merci del 31,48%.
L’hub triestino ha una serie di caratteristiche che lo rendono una testa di ponte fondamentale tra economie asiatiche ed Europa. La posizione geografica che lo pone in posizione migliore rispetto al Nord Europa, i fondali di 18 metri che consentono l’attracco delle grandi navi portacontainer, il fatto che Trieste è porto franco internazionale, infine un masterplan da 1 miliardo di euro che servirà all’ampliamento delle banchine e retroporto. In particolare è in via di sviluppo il molo VII e poi c’è la grande sfida del molo VIII, che consentirà di ampliare la zona di terminalizzazione e lavorazione delle merci. Inoltre l’investimento di 50 milioni di euro nella futura nuova stazione di Campo Marzio, interna al porto, consente di trasferire le merci direttamente su treni di 750 mtri grazie anche al collegamento diretto con il Molo VII che è quello dedicato ai container.
Fonte: “La Repubblica“