Dal nodo di Campo Marzio alle connessioni con i terminal: firmato aRomail protocollo che punta a migliorare i collegamenti

Ai 50 milioni già annunciati e approvati dal Cipe, se ne aggiungono 20 già nella disponibilità dell’Authority: sono 70 dunque i milioni disponibili per potenziare
il collegamento tra il porto di Trieste e la rete ferroviaria nazionale, ristrutturare il nodo di Campo Marzio e migliorare le connessioni con i principali terminal. Ieri a Roma la governatrice del Fvg Debora Serracchiani, il presidente dell’Autorità di sistema portuale dell’Adriatico orientale Zeno D’Agostino e l’amministratore delegato di Rfi Maurizio Gentile hanno firmato il Protocollo d’intesa che punta a migliorare i collegamenti ferroviari da e per il porto di Trieste, considerato uno dei principali hub del sistema logistico italiano e internazionale; aumentare la quota del traffico merci su nave e ferro; garantire un autentico
trasporto cargo intermodale e sostenibile da e verso i mercati del resto d’Europa e del Mar Mediterraneo. Rete ferroviaria italiana progetterà e realizzerà gli interventi per migliorare il collegamento del porto con la rete nazionale, mentre all’Authority sono affidati i lavori di adeguamento degli impianti ferroviari all’interno del Porto, di pari passo con le attività di Rfi. La Regione avrà invece il compito di supervisionare e controllare tutte le attività previste.
Ha recentemente spiegato il presidente D’Agostino che «verrà adeguata la lunghezza dei binari in modo da poter allestire convogli di 750 metri, saranno
automatizzati gli scambi, elettrificate l’entrata e l’uscita dal Molo Settimo, resa utilizzabile la galleria ferroviaria in modo da poter raggiungere lo Scalo Legnami, la futura Piattaforma logistica e la banchina Arvedi (quella della Ferriera di Servola, ndr.)da dove già oggi partono o arrivano più treni al giorno. In questo modo – ha spiegato – si toglierà il traffico dal versante Sud e dal Molo Settimo e su Campo Marzio insisterà solo il traffico dei Moli Quinto e Sesto sui quali tra l’altro stiamo modificando il lay-out anche con l’abbattimento di alcune strutture ». I lavori tendono a consentire un efficientamento di tutti gli arrivi e le partenze a Campo Marzio a beneficio della manovra unica ferroviaria e quindi con riduzione complessiva dei tempi e dei costi a vantaggio della competitività dello scalo.
Al termine degli interventi, le merci transitate dal porto di Trieste potranno intercettare due dei quattro Core Corridor Ten-T europei che attraversano l’Italia: quello Mediterraneo, che collega la Penisola iberica al confine dell’Est europeo passando per la dorsale italiana Torino- Trieste, e il Corridoio Baltico- Adriatico che collega importanti porti italiani come Ravenna e appunto Trieste all’Austria e ai mercati del Nord Europa.
L’obiettivo è migliorare il trasporto merci su ferro realizzando così la cura del ferro, voluta dal ministro Graziano Delrio.
Già oggi lo scalo triestino, il più internazionale tra i porti italiani, vanta un record di treni che quotidianamente lo collegano ai principali interporti dell’Europa centro-orientale in Austria, Germania, Lussemburgo, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia (con la quale il primo collegamento è stato avviato lo scorso settembre), oltre che con alcuni nell’Italia settentrionale. Meglio fa soltanto La Spezia che ogni anno movimenta all’incirca settemila treni,ma secondo dichiarazioni dello stesso D’Agostino, Trieste punta ad effettuare alla fine dell’anno il sorpasso. Prossimo all’avvio un servizio ferroviario che dall’interporto di Fernetti dovrebbe arrivare fino in Russia. «Questo accordo – ha commentato Serracchiani – crea le condizioni per moltiplicare i volumi di traffico già oggi in costante crescita e segna un passaggio cruciale perché prevede interventi vitali sulla funzionalità ferroviaria del porto di Trieste secondo una strategia urbanistica
condivisa tra i soggetti competenti».
Lo scalo triestino – ha concluso la governatrice – diventa stabilmente anello di congiunzione tra il sistema Paese e le reti europee: questo salto di qualità è frutto di un lavoro di forte coordinamento e di opzioni e competenze che in passato non avevano trovato una sintesi e che trasforma oggi una vocazione in un progetto di sviluppo attrezzato su solide basi».

Fonte: Il Piccolo (Trieste)

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