Report del centro studi Srm. I traffici con l’estero valgono 6 miliardi di euro. Far East e Paesi europei non Ue i mercati più forti
I ricercatori di Srm, centro studi che ha sede a Napoli e che gravita nel pluriverso di Banca Intesa, hanno esaminato traffici
e relativi numeri del porto di Trieste, cogliendone alcune caratteristiche- chiave. E fornendo quattro ordini di suggerimenti: migliorare la rete interna logistica, accrescere l’internazionalizzazione del sistema manifatturiero regionale, impostare politiche attrattive di investimenti, intensificare le sinergie
tra gli attori pubblici.
Coerentemente alla vocazione di scalo internazionale, le banchine triestine movimentano un terzo del flusso commerciale da/per l’estero del Friuli Venezia Giulia, risultando in questo modo un asset fondamentale del territorio dal punto di vista delle infrastrutture di trasporto: in cifra tonda, secondo le stime di Srm, parliamo di un valore pari a circa 6 miliardi di euro. Un dato questo messo in luce dal presidente di Cari- Fvg Giuseppe Morandini, che domani aprirà la presentazione del report.
Trieste, in termini di volumi complessivi, è il primo porto nazionale, trainato da oltre 40 milioni di tonnellate di greggio pompate dalle pipeline Siot verso Austria, Cechia, Germania, quantità che rappresentano quasi i tre quarti della statistica commerciale.
Se il petrolio consente a Trieste di capeggiare la graduatoria tricolore, anche il consolidato andamento del traffico “ro-ro”, fortemente connotato dall’andirivieni dei traghetti turchi, partecipa in modo significativo a conferire questo caratteristico timbro internazionale al porto giuliano: si tratta di oltre 7 milioni di tonnellate, poco meno del 15% del totale, cifre che permettono a Trieste di occupare un rispettabile terzo posto nello specifico ranking nazionale.
Positive le risposte dal segmento container, nel quale il Molo VII si batte attorno al mezzo milione, avendo innestato una vivace accelerazione soprattutto nel corso del 2014.
La quota più importante dell’export, in partenza dai terminal triestini, è destinata – sempre secondo le valutazioni di Srm – all’Asia Orientale e ai “Paesi europei non Ue”, contenitore geoeconomico onnicapiente e assai eterogeneo che raccoglie le realtà ex Urss, ex Jugoslavia, Turchia, Svizzera, Norvegia. Comunque, a giudizio dei Srm, nel Far East e in questo contenitore “europeo extra Ue”arriva quasi il 40% del totale in partenza dal porto triestino.
In termini squisitamente percentuali si rileva che nel periodo 2010-14 l’export marittimo ha registrato la crescita maggiore nelle relazioni con l’America centro-meridionale, con un altisonante +80%, di cui però bisognerebbe verificare il riscontro nelle quantità di merce realmente movimentate.
Dal punto di vista merceologico apparecchi meccanici (28%) e metalli (12%) costituiscono i capitoli più corposi degli scambi via-mare.
A ulteriore dimostrazione della preponderante caratura internazionale dei traffici organizzati da Trieste, Srm confronta la lieve contrazione delle merci movimentate nel primo semestre 2015 (-0,3%) con il contestuale sensibile aumento dell’export regionale trasportato via-mare, che sale del 28,1% a un valore di quasi 3,5 miliardi di euro.
Lavorando su dati Uniocamere, l’analisi Srm sottolinea la consistenza del cluster marittimo in Friuli Venezia Giulia, dove le imprese sono 361 e per l’88% riguardano – dal punto di vista statistico- costruzione e manutenzione delle navi. Al trasporto marittimo e al movimento merci afferisce il restante 12% delle aziende censite.
E, a proposito di cluster marittimo “allargato”, Srm – ed è uno degli spunti più originali della ricerca – evidenzia che il Friuli Venezia Giulia ha quasi 16.500 posti barca, piazzandosi così al terzo posto nella classifica nazionale.
Dove però balza in testa per “densità” di posti barca, con una media di 175 ogni chilometro di costa. Ed è la quarta regione italiana per posti barca in grado di ospitare unità oltre i 24 metri.
Fonte: Il Piccolo (Trieste) 22/11/2015