Il boom dei traffici porta gli spedizionieri a chiedere un incremento di disponibilità Il commissario risponde puntando sugli interporti e sulla manovra ferroviaria unica

Il porto di Trieste cresce e ha fame di spazi. Perché la “saturazione” delle merci, il termine che emerge con forza dal convegno di ieri tra addetti ai lavori,
è una realtà con cui gli operatori devono già fare i conti.Un fatto che, per non cadere nel paradosso del “negativo”, richiama la necessità di infrastrutture
e – in attesa di quelle – di un’ottimizzazione dell’esistente.
La città torna a interrogarsi su futuro e opportunità in un pomeriggio organizzato dalla Cassa di risparmio del Friuli Venezia Giulia. Introduce il presidente
dell’istituto Giuseppe Morandini, modera il direttore del Piccolo Paolo Possamai. Ci sono il commissario straordinario dello scalo Zeno D’Agostino, Francesco
Parisi, presidente dell’omonima casa di spedizioni ed Enrico Samer, numero uno della Samer&Co.Shipping.
E pure un rappresentante del ministero dei Trasporti, Ivano Russo, seduto a fianco di Marco Mutti, public e social infrastructure di Banca Imi. In prima fila
l’assessore regionale alle Infrastrutture Mariagrazia Santoro e il sindaco Roberto Cosolini, che chiuderà il dibattito con un intervento tutt’altro che di circostanza. D’altronde molto della sua campagna elettorale si gioca sulla scommessa di fare Trieste non una città di mare, ma una città “sul mare”, dirà.
Si parte con una raffica di cifre e grafici offerti dal Srm, centro studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo. È un’analisi sui traffici e sul peso dello scalo
nell’Adriatico, condita con alcune coordinate base per orientare i presenti che non masticano banchine tutti i giorni: il porto di Trieste, grazie alla sua posizione geografica, è la porta di accesso privilegiata per una vasta area dell’Europa Centrale, che comprende il Nordest dell’Italia, l’Austria, la Baviera, e dell’Europa Orientale. È nel mezzo di due corridoi, quello Mediterraneo e Baltico-Adriatico; fa da terminale Nord alle Autostrade del Mare del Mediterraneo Orientale, quelle che guardano ai collegamenti Ro-Ro e Ferry con Albania, Grecia, Turchia ed altri Paesi rivieraschi.
Fondali profondi fino a 18 metri, eccellente accessibilità nautica, raccordi ferroviari e stradali, vicinanza ai mercati di sbocco.
Insomma, un porto che ha tutto per fare bene. I numeri confermano ciò: il traffico merci al 2014 colloca Trieste quale primo porto in Italia per volume di
tonnellate. Il 74% è rappresentato dalle rinfuse liquide. Grazie al Ro-Ro (7,3 milioni di tonnellate, il 13% totale) occupa la terza posizione nel ranking nazionale. Nel segmento dei container, Trieste è cresciuta del 10% rispetto al 2013, superando quota 500 mila teu.
Nel gennaio 2016 partiranno i lavori per la Piattaforma Logistica che dovrebbero concludersi entro tre anni. Ma nel frattempo? «Siamo alla saturazione»,ha rilevato Parisi. «È necessario incrementare gli spazi in modo da soddisfare le richieste dei clienti». Samer ha annuito: «Non possiamo portare altre merci qui,
cioè crescere ancora, perché non sappiamo dove metterle».
Il commissario D’Agostino ha allargato la riflessione: «Certo, ma le infrastrutture non si ottengono immediatamente, dobbiamo concentrarci sul breve periodo,
partendo in particolare dai collegamenti con gli interporti di Fernetti e Cervignano in particolare».
La cura D’Agostino propone inoltre di velocizzare le movimentazioni e ottimizzare le manovre a partire da quella ferroviaria unica che inizierà dal 13 dicembre. Se l’assessore Santoro spinge per «una portualità unica regionale che metta in connessione i vari scali, facendoli dialogare tra loro», il sindaco
Cosolini sposa la linea D’Agostino, l’uomo che vede bene alla guida dell’Authority: «Certo – ammette – adesso c’è da fare le nozze coi ficchi secchi – ma nel
contempo dobbiamo avere una visione strategica e una condivisione tra istituzioni», perché «quanto abbiamo pagato finora per una non ottimale gestione dell’esistente? Nelle relazioni, negli spazi – insiste il sindaco – connessioni rapide, servizi avanzati, alleanze e opere sostenibili che generano ricadute. Ai grandi progetti infrastrutturali dobbiamo arrivare preparati».
Saturi, certo,«mavivi».

IL DIBATTITO

Le soluzioni di breve periodo aspettando le grandi infrastrutture

Il commissario straordinario Zeno D’Agostino: «Le infrastrutture non si ottengono immediatamente, dobbiamo concentrarci sul breve periodo anche attraverso i collegamenti con Fernetti e Cervignano».

Enrico Samer, della Samer&Co. Shipping : «In questo momento non possiamo portare altre merci qui, cioè crescere ulteriormente, perché in questo momentonon sappiamo dove mettere».

Il sindaco Roberto Cosolini: «Dobbiamo avere una visione strategica e una condivisione tra istituzioni. Quanto abbiamo pagato nel passato per una gestione non ottimale dell’esistente?»

Fonte: Il Piccolo (Trieste) 24/11/2015

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